La sarcoidosi è una rara malattia multisistemica che generalmente colpisce i linfonodi polmonari ma può estendersi e colpire altri organi (fegato, milza, cuore e cervello). Per saperne di più abbiamo intervistato Ivano Hammarberg Ferri, dottore specializzato in Oncologia integrata, Microimmunoterapia e Omotossicologia e la sua paziente, Elisa Vitale, che ha scelto di raccontare il suo percorso.
Elisa Vitale, laureata in scienze e tecniche psicologiche e operatrice olistica, ha sperimentato la remissione dei sintomi della sarcoidosi gradualmente grazie all’unione di cure medico-tradizionali e complementari. Ivano Hammarberg Ferri, medico specializzato in Oncologia integrata, Microimmunoterapia e Omotossicologia ha seguito il suo percorso e in questa intervista spiega il suo approccio integrato.
Che cos’è la sarcoidosi?
Ferri: «Si tratta di una malattia rara, la cui causa non è ancora completamente chiara. Sappiamo con certezza che è una condizione infiammatoria cronica che può colpire l’apparato respiratorio, ma che può anche interessare i linfonodi, il cuore e manifestarsi in altre parti dell’organismo. Il sistema immunitario è ovviamente coinvolto, generando una risposta anomala che contribuisce almeno in parte alla comparsa e all’evoluzione della malattia. Le cause delle malattie che coinvolgono il sistema immunitario sono generalmente le stesse riconosciute dalla medicina convenzionale. Tuttavia, ritengo che ci sia una maggiore attenzione agli aspetti emotivi, come i traumi, e allo stile di vita, sia in ambito professionale che ambientale. Si può affermare che, partendo dalle cause riconosciute dalla medicina tradizionale, è possibile ampliare lo sguardo verso l’universo interiore della persona e le esperienze che ha vissuto».
Come viene diagnosticata la malattia?
Ferri: «La varietà dei sintomi e la loro somiglianza con altre condizioni rendono la sarcoidosi una malattia difficile da diagnosticare: spesso includono una sensazione di stanchezza persistente, febbre lieve e intermittente, dolori continui allo stomaco, perdita di peso non intenzionale e sudorazioni notturne. Quando la sarcoidosi colpisce i polmoni, che è la forma più comune della malattia, le persone possono sperimentare dolore toracico intermittente o persistente, una tosse secca e persistente oltre che difficoltà respiratorie soprattutto durante l’attività fisica».

Elisa Vitale
Vitale: «Nell’agosto 2022, ho cominciato a provare forti dolori allo stomaco che si ripetevano dopo ogni pasto. Durante una vacanza in Sicilia, ho preso il solito farmaco anti-nausea che prendevo per cercare di alleviare i sintomi, ma il dolore addominale non è cessato. Dopo aver assunto un antibiotico molto potente, i sintomi sono migliorati ma solo temporaneamente. Al ritorno dalla vacanza, ho iniziato a soffrire di reflusso gastrico in modo continuativo e invasivo. Ho dovuto, a quel punto, seguire un lungo iter diagnostico per capire la causa di quei sintomi. Da una prima ecografia addominale sono emerse delle lesioni ipoecogene alla milza e una milza ingrossata, condizione nota come splenomegalia. Questo ha suggerito la possibilità di una malattia del sangue con il coinvolgimento degli anticorpi. L’ecografista mi ha consigliato di consultare immediatamente un ematologo. Ho seguito il suo consiglio e ho effettuato tutti gli esami diagnostici necessari, sia del sangue che altri test, tra cui un esame importante che misura l’indice infiammatorio e può fornire informazioni preziose sullo stato di infiammazione nel corpo.L’ematologo ha valutato i risultati e ha escluso problematiche ematologiche, indirizzandomi verso uno pneumologo. Lo pneumologo, esaminando i miei risultati, ha deciso di ricoverarmi per effettuare una biopsia. La biopsia ha compreso un lavaggio bronchiale, l’esame dei linfonodi del polmone e una biopsia di un linfonodo del collo. L’analisi del materiale istologico ha rivelato che i granulomi non avevano origine neoplastica. Pertanto, è stata esclusa la neoplasia e la diagnosi finale è stata: sarcoidosi. Non solo nel mio caso, ma in generale, la sarcoidosi è una diagnosi che si raggiunge per esclusione, poiché è necessario analizzare attentamente altre possibili cause».
Come si affronta la sarcoidosi con la medicina integrata?
Vitale: «La medicina integrata considera la persona nella sua totalità unendo mente, corpo e spirito: per questo ho scelto di affiancare, nel mio percorso terapeutico, la medicina “tradizionale” a quella “alternativa”, senza trascurare o abbandonare un approccio scientifico. Inoltre, la ricerca spirituale è, da sempre, il punto di partenza del mio percorso personale e professionale: mi ha avvicinata alle medicine “alternative” (tra cui lo sciamanesimo e il metodo di guarigione spirituale filippino) che ho sperimentato anzitutto su me stessa e poi ho messo a disposizione degli altri. Grazie al cortisone, ho ottenuto un rapido sollievo dai sintomi: mi è stato prescritto per ridurre l’infiammazione e sopprimere il sistema immunitario. Tuttavia, consapevole degli effetti collaterali a lungo termine, ho deciso di iniziare ad assumere rimedi omeopatici (tra cui la vitamina D) sotto la supervisione del Dott. Ferri».
Ferri: «Ovviamente, è fondamentale farsi seguire da specialisti del settore. Il mio lavoro si basa sull’obiettivo di valutare eventuali disfunzioni del sistema immunitario, ridurre i livelli di infiammazione nell’organismo, e insegnare buone abitudini alimentari, oltre a correggere eventuali comportamenti scorretti nello stile di vita del paziente. Gli effetti collaterali dei corticosteroidi possono essere gestiti efficacemente con la medicina integrata, ma tali trattamenti variano in base al paziente. Non si utilizzano terapie sperimentali su persone senza l’autorizzazione di un comitato etico e senza progetti specifici approvati; pertanto, nessuno pratica terapie sperimentali senza tali presupposti. Il ruolo del medico è osservare i problemi e applicare le terapie adeguate. Se un paziente ha una patologia infiammatoria cronica, è possibile lavorare per ridurre lo stato infiammatorio e i sintomi correlati, valutando eventuali carenze da integrare e determinando se possa essere utile ricorrere a tecniche come l’agopuntura, l’ozonoterapia o un approccio dietetico e igienico. Le possibilità terapeutiche sono numerose, e ogni percorso deve essere scelto sulla base di dati ed evidenze scientifiche. Ho deciso di avvicinarmi alla medicina integrata molti anni fa, quando mi sono reso conto che i pazienti trattati con approcci integrati alla medicina tradizionale ottenevano benefici di vario tipo. In alcuni casi, i sintomi della malattia si riducono; in altri, si possono creare sinergie tra diversi principi attivi, ottenendo risultati che non definirei “migliori”, ma che ampliano il concetto di salute in una visione più olistica. Esistono numerosi studi pubblicati nel campo dell’oncologia integrata che dimostrano i vantaggi della combinazione di farmaci antitumorali con specifici principi attivi derivati da piante e funghi medicinali. Possiamo imparare molto dai nostri colleghi orientali, che da sempre combinano la medicina tradizionale con quella moderna».
Che cos’è il “rebirthing”?
Vitale: «La pratica del “rebirthing” è una tecnica di respirazione consapevole e altamente introspettiva, ha contribuito al mio benessere generale e mi ha aiutato a raggiungere una maggiore consapevolezza di me stessa. Sono convinta che questo approccio multidisciplinare abbia giocato un ruolo decisivo nel mio miglioramento, specialmente nella gestione dei sintomi e nel mio benessere generale. Nel tempo, infatti, ho notato un miglioramento progressivo della mia salute: i sintomi iniziali si sono affievoliti fino a dissolversi. Per confermare il miglioramento del mio stato di salute, ho effettuato una nuova PET per monitorare l’attività metabolica del mio organismo. I risultati della PET hanno confermato la mia sensazione di un forte miglioramento».
Quali sono i consigli per chi è ammalato di sarcoidosi?
Vitale: «Affrontare la sarcoidosi è indubbiamente difficile ma con il giusto supporto medico, molte persone riescono a vivere una vita normale. Conoscere la malattia e i suoi sintomi aiuta indubbiamente a prendere decisioni consapevoli riguardo al trattamento da seguire: leggere articoli scientifici, partecipare a gruppi di supporto e parlare apertamente con il proprio medico sono ottimi modi per raccogliere informazioni utili. Di fondamentale importanza, è ascoltare il proprio corpo, prestare attenzione ai segnali che ci invia: non bisogna mai dimenticare l’importanza del monitoraggio regolare. Fare controlli medici periodici aiuta a tenere sotto controllo l’andamento della malattia e adattare il trattamento in base alle proprie necessità. Spero che la mia esperienza possa ispirare altre persone a cercare soluzioni integrate, con il supporto di validi professionisti qualificati, per proteggere la propria salute e benessere».
Photo cover: dott. Ivano Hammarberg Ferri