La sua dedizione in diversi ambiti – la pratica clinica, la ricerca e l’insegnamento – testimonia l’approccio completo e interdisciplinare che caratterizza il lavoro del medico oncologo Gianfranco Buccheri, volto all’eccellenza nel trattamento del cancro polmonare.
Il suo obiettivo professionale è il raggiungimento dell’eccellenza, un impegno che ha coltivato seguendo gli insegnamenti acquisiti presso la prestigiosa Mayo Clinic. Oltre alla cura dei pazienti, Gianfranco Buccheri, medico oncologo con una particolare competenza nella valutazione e nel trattamento del cancro al polmone, si è dedicato con passione allo sviluppo di una propria linea originale di ricerca scientifica. Inoltre, si è impegnato anche nell’attività didattica, trasmettendo le sue conoscenze ed esperienze, come ci spiega in questa intervista.
Dottor Buccheri, da dove nasce e come si sviluppa il suo interesse per la ricerca e l’assistenza a pazienti affetti dal cancro al polmone?
Amo le sfide. Nel lontano 1970, in Italia erano in pochi a occuparsi di oncologia, un campo difficile sotto molti aspetti. Allora ho deciso di dedicarmi a questo settore. Per lunghi anni, sono stato membro della Società Italiana di Pneumologia Ospedaliera (AIPO), della European Respiratory Society (ERS) e dell’International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC). Ho partecipato anche alla vita scientifica dell’American College of Chest Physicians, dell’American Thoracic Society (ATS) e dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO).
Quali sono i progetti di supporto ai malati e di informazione più significativi ai quali sta lavorando?
Ce ne sono tanti. L’ultimo progetto, che è ufficialmente già partito, è la creazione di un manuale per il cancro dedicato alle persone malate e ai familiari che seguono i malati. Una guida comprensibile da tutti, in quanto questa malattia è complessa e di solito il linguaggio medico è poco accessibile. Abbiamo quindi deciso di creare una guida per i malati di cancro con un linguaggio semplice e chiaro.
Quanto è importante la prevenzione?
La prevenzione è molto importante e si divide in tre fasi: primaria, secondaria e terziaria. L’obiettivo della prevenzione primaria è quello di impedire l’insorgere della malattia, rendendo improbabile che si verifichi. È fondamentale evitare il fumo, che è ancora la causa principale, ma ci sono anche altri fattori come l’inquinamento atmosferico e l’amianto, che a causa di bonifiche ambientali mai eseguite o non soddisfacenti, continua a causare nuovi casi. Cambiare le abitudini alimentari è un altro aspetto importante. La prevenzione secondaria mira a individuare la malattia precocemente per poter intervenire con buoni margini di successo coincide con la diagnosi precoce. Infine, la prevenzione terziaria si occupa di prevenire le recidive, evitando che il cancro si ripresenti dopo essere stato trattato con terapie oncologiche.
Come ci si rapporta con i pazienti?
Nella mia vita professionale, ho attraversato due fasi: la prima, negli anni ’80, in cui ho fatto prevalentemente il medico ed il ricercatore; la seconda, legata all’impegno nell’associazione no profit ALCASE Italia, da me fondata, dove ricopro i ruoli di Direttore Amministrativo e Responsabile Scientifico. Qui abbiamo creato uno sportello virtuale tra il cittadino e gli esperti del settore. Il cancro al polmone è una diagnosi che coinvolge non solo il malato, ma anche i familiari che se ne occupano. Abbiamo creato un supporto per rispondere alle domande dei malati, lenire l’ansia della diagnosi e delle terapie e contenere lo stress. Il mio rapporto con le persone che affrontano il cancro al polmone è cordiale: le ascolto, cerco di raccogliere tutte le informazioni possibili per studiare la loro situazione. Non pongo limiti di tempo, le persone devono acquisire fiducia e tranquillità. Più recentemente, come ho specificato sopra, mi sono dedicato completamente ad ALCASE Italia, e insieme ai miei colleghi rispondo ai malati attraverso il nostro sistema di supporto gratuito. La giusta informazione è importante e per questo mi occupo anche di divulgazione medico-scientifica per il cancro al polmone.
Come è nata ALCASE Italia?
Agli inizi, il gruppo era composto solamente da me e dal Dott. Ferrigno, poi si è aggiunta l’infermiera professionale Anna Merlo, tutti attivi presso il day hospital pneumo-oncologico dell’Ospedale Carle di Cuneo. Questa originaria anima medico-scientifica, inizialmente denominata CuLCaSG e poi ALCARE, nel 1998 si è arricchita di una componente sociale e culturale, dando vita ad ALCASE Italia (per distinguerla dall’ALCASE americana da cui prendeva ispirazione). Da quel momento, l’organizzazione ha affrontato il cancro polmonare, su due fronti complementari: da un lato, la ricerca clinica; dall’altro, la prevenzione, l’informazione, la sensibilizzazione sociale e i servizi di supporto ai malati. Questo approccio a 360 gradi, coniugando l’eccellenza scientifica con l’impegno sociale, ha caratterizzato il percorso di ALCASE sin dalle sue origini.
Progetti per il futuro?
Ogni anno ALCASE Italia promuove l’iniziativa “Illumina Novembre”. Nel 2023, centinaia di città italiane, di grandi e piccole dimensioni, situate sia al sud che al nord della penisola, hanno confermato la loro adesione al progetto, giunta alla sua nona edizione consecutiva. Per la prima volta lo scorso anno, oltre alle Amministrazioni Comunali, si sono aggiunte la quasi totalità delle Regioni italiane, il Parlamento (Camera e Senato) e la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Due importanti motivi sono alla base del nostro impegno in “Illumina Novembre”: offrire comprensione e vicinanza ai malati e alle loro famiglie; sensibilizzare il pubblico sulla possibilità di diagnosticare il cancro polmonare nelle sue fasi iniziali e di curarlo in modo più efficace rispetto al passato. Quest’anno, spero di poter illuminare di un bianco più intenso del solito anche il Quirinale, mandando il messaggio che il “big killer” non esiste più. Bisogna infondere speranza nelle persone, perché di cancro al polmone si può guarire.