16 Gennaio 2025, 9:23
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Maria Concetta Altavista: «La diagnosi precoce della spasticità è importantissima»

di Riccardo Pallotta
cover- altavista- con Antonio Suppa, Danilo Toni, Massimo Marano
In occasione del convegno dal titolo “Ottimizzare la gestione del paziente con spasticità post ictus” che si è tenuto il 25 novembre 2024 presso il presidio ospedaliero San Filippo Neri di Roma, Health Stories ha intervistato una delle relatrici: Maria Concetta Altavista. 

La dottoressa Maria Concetta Altavista è Direttrice della UOC (Unità Operativa Complessa) Neurologia della Asl Roma 1 presso il Presidio Ospedaliero San Filippo Neri e da molti anni responsabile dell’ambulatorio per il trattamento con tossina botulinica.

Cosa l’ha spinta a scegliere la neurologia come specializzazione?

La neurologia è una disciplina affascinante. È difficile identificare un unico aspetto che mi abbia attratta, ma sicuramente lo studio del cervello e dei cambiamenti che lo interessano, inclusi quelli patologici, è stato determinante. Molti di questi cambiamenti, purtroppo, restano ancora difficili da curare. È una materia ricca di misteri, ma negli ultimi anni abbiamo fatto grandi passi avanti nella comprensione di alcuni fenomeni. Questo rende la neurologia un campo di studio estremamente stimolante e in continua evoluzione.

Altavista al congresso

Maria Concetta Altavista

Oggi ci troviamo per l’incontro dedicato alla gestione del paziente con spasticità post-ictus. Perché ritiene importante porre attenzione su questo tema?

La spasticità è una condizione peculiare che può aggravare significativamente la rigidità muscolare in pazienti colpiti da ictus, specialmente quando questo ha lasciato esiti come un’emiparesi o un’emiplegia. È un fenomeno spesso sottodiagnosticato perché non si manifesta immediatamente, ma tende a comparire dopo settimane o mesi dall’evento ischemico. Tuttavia, è un aspetto cruciale perché incide profondamente sulla qualità della vita, peggiorando la motricità, causando dolore, favorendo l’insorgenza di piaghe da decubito e rendendo più complessa la gestione del paziente. Tutto ciò si traduce in un maggiore carico anche per i caregiver. Per questo è fondamentale prestare maggiore attenzione a questo problema.

Quali sono, secondo lei, le priorità nella gestione del paziente post-ictus?

Le necessità sono molteplici. L’ictus può lasciare esiti motori, del linguaggio o visivi, e ciascuno richiede un approccio mirato. Gli esiti motori, in particolare, devono essere affrontati con riabilitazione specifica. L’emiparesi o l’emiplegia, che sono tra i più visibili, richiedono trattamenti continuativi anche a distanza di tempo dall’evento acuto. Ridurre la spasticità è essenziale perché facilita le tecniche riabilitative e migliora la qualità della vita del paziente.

A che punto siamo oggi nella gestione dei pazienti post-ictus? E come possiamo migliorare?

Fino a pochi anni fa, l’ictus era considerato un evento catastrofico, con esiti inevitabili e irreversibili. Negli ultimi 15 anni, tuttavia, abbiamo assistito a una rivoluzione grazie alla terapia trombolitica e a tecniche invasive che permettono di eliminare i trombi e ripristinare la circolazione cerebrale. Nonostante ciò, non tutti i pazienti possono beneficiare di queste innovazioni, e gli esiti neurologici restano una realtà per molti. Nella gestione della spasticità, per esempio, abbiamo oggi a disposizione terapie come la tossina botulinica, utilizzata in ambito medico da oltre 30 anni. Sebbene sia più conosciuta per l’uso estetico, questa terapia ha un’efficacia comprovata in diverse patologie neurologiche, inclusa la spasticità post-ictus. Può migliorare significativamente la rigidità muscolare, favorendo una migliore riabilitazione e qualità della vita.

Quali sono le principali sfide che restano da affrontare?

Uno dei problemi principali è la diagnosi precoce della spasticità. Serve una maggiore attenzione clinica per individuare i primi segni e garantire al paziente un percorso terapeutico adeguato. È inoltre fondamentale sensibilizzare sui benefici della tossina botulinica e potenziare i centri specializzati che la utilizzano. Il nostro progetto mira proprio a creare un network regionale per migliorare la gestione del paziente post-ictus. A Roma e nel Lazio stiamo coinvolgendo le stroke-unit, i centri che somministrano la tossina botulinica e le strutture riabilitative. L’obiettivo è creare un sistema integrato che permetta di diagnosticare e trattare la spasticità nel modo più tempestivo ed efficace possibile.

Il Colosseo è stato scelto come simbolo del progetto. Qual è il significato di questa scelta?

Il Colosseo rappresenta non solo la città di Roma, ma anche l’intera regione Lazio, dove stiamo cercando di costruire questo network. È un simbolo di solidità e di connessione, valori che vogliamo trasmettere con il nostro progetto per migliorare la gestione dei pazienti.

Riccardo Pallotta

Photo cover, da sx a dx i relatori del convegno:: Massimo Marano, Maria Concetta Altavista, Antonio Suppa, Danilo Toni

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