Neurologia e innovazione: un binomio fondamentale nel lavoro di Antonio Suppa, che in questa intervista spiega la correlazione tra ricerca avanzata e gestione personalizzata dei disturbi del movimento.
Antonio Suppa è professore associato presso il Dipartimento di Neuroscienze Umane dell’Università Sapienza di Roma, specializzato nello studio dei sintomi motori del morbo di Parkinson e di altri disturbi del movimento. La sua attività di ricerca si distingue per l’utilizzo di tecniche innovative come la stimolazione cerebrale non invasiva (NIBS), volte a indagare i meccanismi di plasticità sinaptica nella corteccia motoria primaria. Inoltre, integra tecnologia avanzata, come sensori indossabili e intelligenza artificiale, per analizzare e monitorare i sintomi motori in modo preciso ed efficace. Dal punto di vista clinico, opera come dirigente medico presso il Policlinico Universitario Umberto I di Roma, dove si occupa delle terapie avanzate e della gestione personalizzata dei pazienti affetti da Malattia di Parkinson e altri disordini del movimento
Cosa l’ha spinta a scegliere la neurologia come specializzazione?
Tutto è nato con una grande passione per le neuroscienze sviluppata sin dalla prima adolescenza. Lo studio del cervello mi ha sempre affascinato ed oggi, a distanza di circa 30 anni, sono soddisfatto del percorso culturale intrapreso.
Quali sono gli obiettivi del progetto che ha presentato al convegno?
L’obiettivo principale del progetto è sensibilizzare sempre più colleghi al riconoscimento precoce della spasticità secondaria ad ictus cerebrale. L’intento è promuovere interventi tempestivi che includano sia approcci farmacologici, come l’utilizzo precoce della tossina botulinica, sia interventi non farmacologici, come specifici approcci neuro riabilitativi.
Come prevede che saranno raggiunti tali obiettivi?
Lo “Studio Colosseo” rappresenta un primo passo fondamentale per aumentare la consapevolezza dei neurologi, neuro-riabilitatori, fisiatri e di tutti gli attori coinvolti nella gestione precoce della spasticità secondaria ad ictus cerebrale. L’obiettivo principale è accrescere la sensibilità verso interventi terapeutici precoci, per riconoscere e trattare tempestivamente la spasticità.